Era il 02 02 2020, una di quelle date palindrome che rendono misteriosa e fascinosa la numerologia. Mi riaffacciavo nel gruppo di Quelli della Domenica con entusiasmo, dopo due mesi di allenamenti con gli Allievi ed Esordienti del Club Appenninico e sapevo ancor prima di calzare il casco che quella giornata sarebbe stata divertente e spensierata, ma mai avrei pensato di poterla trovare così ricca di aneddoti da rammentare. Il Capitano, forse frastornato dalla data palindroma o forse ancora annebbiato dai bagordi enogastronomici delle due precedenti serate, si presentò all'appuntamento canonico con ben 4 minuti di ritardo. Il fatto che ai più potrebbe sembrare un'inezia, per chi conosce il gruppo sa che 4 minuti possono diventare un ritardo incolmabile nella rincorsa al gruppo che normalmente alle 8 in punto parte. Normalmente, il malcapitato ritardatario si trova a dover compiere una rincorsa funambolica da cardiopalma, con il gruppo che accelera in spregiudicata consapevolezza, ma non quel giorno... Non si poteva partire senza il Capitano; chi in sua assenza avremmo potuto incolpare lungo il percorso?? Ma il ritardo del prode "pastore" fu da lui giustificato con parole remissive ed al contempo inquietanti, tanto da preannunciarci dubbie evoluzioni della giornata. Prima ho dimenticato la borraccia, disse. Poi sono ripartito, ma avevo dimenticato il casco, aggiunse... restammo sbigottiti e sogghignanti. Non avevamo fatto tre km che il Capitano non aveva ancora sincronizzato i criceti che corrono nella ruota della sua testa, tanto da confessare incertezze sul percorso. Qualcuno dalle retrovie iniziò a mugugnare e rimpiangere le scellerate certezze dello scout che, nonostante ci porti sempre a perderci fra macchie e pruni, lo fa sempre con una assenza di dubbi inattaccabile!! Passiamo di qua, è un bellissimo sentiero... la sua classica frase pronunciata con assoluta, inconsapevole certezza!! Ma dal Capitano non ci saremmo aspettati un tale tentennamento!! Quindi per mascherare la sua indecisione buttò la una meta a caso. Striano disse, andiamo a Striano. Ma giunti in cima alla salita di Striano e dopo aver aspettato a lungo lui ed il suo gruppetto di adepti stretti, provammo a chiamarlo. Dove sei disse Aramix. A Grezzano rispose, non siamo venuti a Striano!! Lo sbigottimento pervase tutti noi, qualcuno avanzò l'ipotesi che i suoi criceti avessero contratto il Corona Virus. L'unica Corona invece e non virus, me l'aveva levata quella merdaccia di Mach3 con un bel tempone su per Striano... Calammo giù per la scivolosissima discesa verso Grezzano, ma li giunti non trovammo i nostri amici. Ci vediamo all'Omomorto replicò al telefono il Capitano. E allora giù a menare per riprenderli. Ma nemmeno all'Omomorto li trovammo. A Cavallico, dissero alla terza telefonata, ci vediamo a Cavallico. Li recuperammo nel sentiero a monte di Cavallico dove, appurata la follia dei criceti, il Capitano iniziò a vantarsi di aver fatto apposta a tracciare contemporaneamente due percorsi... Ci guardammo con aria compassionevole e cercammo di calmare i criceti oramai in sicura preda ad allucinazioni competitive. Arrivammo tutti insieme alle Isole dove con ritrovata armonia, il Capitano ci disse: adesso andiamo a Monte Poli. Annuimmo senza troppo entusiasmo mentre le ragazze del maneggio ci salutavano con un "buona scalata"... Non era la salita a preoccuparmi, ma il fiume in piena da attraversare, ma fui tranquillizzato con un "tanto c'è un ponticino"... Passare sul ponticino costituito da due tronchi marci, fradici e scivolosi mi sembrò molto più pericoloso che attraversare il fiume mentre gli altri tiravano sassi in acqua per schizzare. Come me anche tutti gli altri tranne Stefanone e Paolo che sfidarono la sorte sul tronco a cavacecio. Tutti, con nascosta malignità attendevamo il fatidico crack del tronco, ma purtroppo non fummo accontentati. L'acqua gelida che ci infradiciò fino alle ginocchia, probabilmente fece infuriare i criceti nella testa del Capitano che, per riscaldarsi, iniziarono a correre come forsennati nella ruota tanto da fulminare i cuscinetti del macinino. Quando il cuscinetto si grippò e la ruota si bloccò di scatto, il Capitano decretò la sua fenomenale farneticazione: giriamo di qua, disse. Ma guarda, cercammo di dissuaderlo, siamo sempre andati dalla parte opposta... No, no, replicò, sono sicuro, si va anche di qua!! Ora, potevamo ammutinarci e fare come volevamo. Qualcuno invocò pure l'intervento di Quello di Sagginale per ritrovare la retta via. Ma Quelli di Sagginale disse che sarebbe intervenuto solo dopo che il Capitano avesse ammesso di essersi perso. Qualcuno disse pure che con lo scout non c'erano mai stati così tanti problemi. Dopo alcuni km e tanta salita, con mestizia ed imbarazzo il Capitano ammise di non avere idea di dove si fosse. Pure i criceti si erano stancati e si erano messi a guardare la ruota che continuava a girare vuota e da sola. Non so se fossero i criceti in sciopero, la tremenda debacle del Capitano o l'appannamento della salita fatta, ma tanto fu che nella discesa ripida il Capitano tentò il Harakiri provando ad infilzarsi con un ramo appuntito, mancandolo ignobilmente e stampandosi con una gran capocciata in terra. Il rintrono risvegliò i criceti che ripresero la corsa forsennata nella ruota rendendo un minimo di lucidità a quel pover uomo che sanguinava visibilmente da un ginocchio ed aveva pure spezzato il casco. Fra una battuta ed una presa in giro riportammo verso casa un malconcio Capitano, ferito nel corpo e nell'orgoglio. Perché orgoglioni come lui un c'è nessuno!
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